Il borgo montano di Roccaporena è ubicato alle falde del Monte Rucino (1.033 m.), nel Comune di Cascia (PG), Archidiocesi di Spoleto-Norcia.
Non vi è dubbio che il luogo fosse abitato fin dai tempi precedenti il cristianesimo e che, nella geografia sacra degli Umbri, godesse di uno speciale prestigio. Dai Regesta di Farfa si sa che nel Medioevo Roccaporena era parte del Castaldato Equano, a sua volta parte del Ducato di Spoleto fondato dai Longobardi nel 571.
Gli abitanti erano dediti alla pastorizia e al lavoro dei campi: si allevavano pecore e capre, si praticava un’agricoltura montana prevalentemente cerealicola, basata sulla coltivazione del grano e del farro e di qualche altro legume, come lenticchie, fave e ceci. Le ghiande costituivano un’importante risorsa naturale non solo per l’alimentazione dei maiali ma, tostate e ridotte in farina, anche dell’uomo.
Nel 1080 i monaci di Farfa divisero l’antico Castaldato in undici “celle” o comunità monastiche. La quarta di queste, che aveva un Priore e sei monaci, fu assegnata a Roccaporena: venne così fondato un monastero, poi dedicato a S. Montano, sotto la Regola di S. Benedetto. Fino al 1900, anno della canonizzazione di Santa Rita, Roccaporena è rimasta quasi identica a ciò che era nei secoli XIV e XV, completamente isolata dal resto del mondo: Cascia era raggiungibile solo tramite un sentiero che, seguendo per buon tratto il corso del torrente Corno, passava sotto le rupi del Colle Castellano.
Dopo le due Guerre Mondiali venne realizzata la strada che collega il borgo con il capoluogo e rende possibile l’accoglienza, ogni anno, di migliaia di pellegrini.