I ragazzi del Centro Educativo in visita all’Eremo di S. Fiorenzo in Preci

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Il 26 settembre u.s. i ragazzi del nostro Centro Educativo, accompagnati dal Direttore e dagli educatori, si sono recati all’Eremo di S. Fiorenzo in Preci (PG) dove vive un eremita, Taddeo. È stata un’esperienza forte e significativa, sicuramente preziosa per la formazione dei giovani.

Nella Diocesi di Spoleto-Norcia è molto forte la presenza eremitica, da far risalire ai tempi più remoti del cristianesimo, quando la valle Spoletana e quella della Valnerina si popolarono di asceti, come documentato con tanto di particolari da S. Gregorio Magno, amico di monaci, clero e laici di questo territorio umbro. Tutto inizia nella Valle Campiana e nell’attigua Valle Castoriana (Comune di Preci, Provincia di Perugia) con il grande monaco Spes (517 a.c.) e dei suoi discepoli Eutizio e Fiorenzo, ma soprattutto, con più ampio respiro, con colui che si formò alla sua scuola, il grande Benedetto da Norcia. Le lotte diofisite e monofisite in Oriente portarono in questi territori una schiera di asceti che costellarono le montagne di piccoli eremi: celebre è il Monteluco di Spoleto che per oltre mille anni fu abitato da eremiti. Con alterne vicende, nel corso dei secoli mai si spense la presenza in Diocesi di persone che si sono consacrate a Dio nella vita eremitica e furono strumenti di una particolare evangelizzazione nella Chiesa locale. È stato l’arcivescovo Riccardo Fontana, il 2 luglio 2006, a riconoscere come realtà diocesana il gruppo di eremiti presenti e stabilì per loro una norma di vita, affidando a ciascuno di loro un eremo. Attualmente nel territorio della Diocesi di Spoleto-Norcia ci sono sette eremiti, cinque femmine e due maschi.

La presenza degli eremiti è sicuramente un bene per la Chiesa. Riportiamo un passaggio dell’omelia che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo ha tenuto il 3 novembre 2009, quando per la prima volta dal suo ingresso in Diocesi ha incontrato gli eremiti. «Nella Chiesa, ognuno con doni diversi e con ministeri diversi, tutti siamo chiamati a convergere verso l’unità del Corpo del Signore! Il grande Mistero nel quale siamo inseriti è questo della famiglia di Dio, dove ognuno è chiamato a occupare quel posto che è soltanto il suo, nato dalla fantasia e dal cuore di Dio per poter rendere bello il volto del Maestro presentato agli uomini e alle donne del nostro tempo. In questa prospettiva, in questa luce, mi piace vedere anche la presenza degli eremiti e il loro ministero nel cuore di questa Chiesa diocesana. Non appartengono ad un Istituto ricco di tradizioni, di spiritualità, con patrimonio di storia, ma sono inseriti direttamente nella Chiesa diocesana e dunque responsabili della santità e della bellezza di questa Chiesa come lo sono tutti i battezzati secondo la loro vocazione. Gli eremiti sono una presenza specialissima dentro questa Chiesa diocesana, della quale anche loro sono chiamati a portare il peso e la gloria. Ci viene in aiuto l’Apostolo Paolo quando dice che i diversi carismi, le diverse missioni non sono né concepite né considerate separate e indipendenti l’una dalle altre, bensì c’è una composizione misteriosa che fa si che, quasi come le tessere del mosaico, s’incastrino l’una nell’altra. E così i Religiosi che percorrono le strade del mondo nell’evangelizzazione diretta, quelli che sono chiusi nel Monastero, chi vive nella solitudine dell’eremo, così come le famiglie cristiane, i laici impegnati, le diverse forme di testimonianza cristiana: tutto concorre per rendere presente il mistero della salvezza. Ed io come Vescovo dico l’apprezzamento e la fiducia per i nostri eremiti. Apprezzamento per quello che sono e per quello che fanno, la fiducia che io ripongo in loro perchè portino nella preghiera di intercessione, di lode, di azione e di grazie questa Chiesa diocesana che li ha, in modi diversi, generati a questa vocazione che hanno accolto e che stanno vivendo».

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